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Il Pilota Automatico: vivere senza consapevolezza

Quante volte ti è capitato di arrivare a destinazione senza ricordare davvero il percorso che hai fatto? O di mangiare qualcosa mentre sei distratto, accorgendoti solo dopo che il piatto è vuoto? Questo accade perché, senza rendercene conto, gran parte della nostra giornata la trascorriamo in pilota automatico.

Il pilota automatico è uno stato mentale in cui compiamo azioni, prendiamo decisioni o reagiamo a situazioni in modo automatico, senza una reale consapevolezza di ciò che stiamo facendo, pensando o provando. È una modalità di funzionamento della mente utile in certi contesti — come quando impariamo a guidare o a svolgere compiti ripetitivi — ma che, se diventa la norma, ci allontana dall’esperienza del presente e da noi stessi. Inoltre dobbiamo sempre ricordare che la mente sceglie le scorciatoie. Di fronte a situazioni nuove, le interpreta come se fossero uguali a quelle già vissute, applicando vecchi schemi, vecchie reazioni, vecchie emozioni. È una strategia che serve a risparmiare energia e tempo, ma che finisce per farci vivere esperienze fotocopia.

Il punto è che nessuna esperienza è mai davvero identica a un’altra. Ogni momento è nuovo, ogni persona è diversa, ogni emozione è unica. Ma la nostra mente automatica non lo sa: ragiona per paragoni, cataloghi e previsioni, e ci porta a reagire come se tutto fosse già scritto. Viviamo dunque frammentati tra passato e futuro, raramente radicati nell’adesso.

La Mindfulness  è la capacità di portare intenzionalmente l’attenzione al momento presente, con apertura, curiosità e senza giudizio. È una pratica che ci permette di riconoscere quando siamo in modalità automatica e di riportarci nel qui e ora.

Attraverso esercizi di mindfulness — come concentrarsi sul respiro, osservare le sensazioni del corpo, o mangiare con consapevolezza — diventiamo più abili nel notare i nostri automatismi. Ci accorgiamo, ad esempio:

  • Quando ci stiamo preoccupando per qualcosa che deve ancora succedere.
  • Quando ci muoviamo o parliamo senza reale presenza.

Questo semplice atto di accorgerci spezza il pilota automatico e crea uno spazio di libertà. In quello spazio possiamo scegliere come rispondere alla situazione, invece di reagire per abitudine. Uscire dal pilota automatico non significa smettere di fare le cose quotidiane, ma imparare a esserci mentre le facciamo. A coltivare momenti di presenza in cui possiamo sentire, ascoltare, scegliere. Il pilota automatico è parte del nostro funzionamento mentale, ma se diventa la modalità principale con cui affrontiamo la vita, rischiamo di vivere senza realmente vivere. Bastano pochi minuti al giorno di pratica per iniziare a notare quanto spesso siamo altrove con la mente — e quanto sia possibile, con gentilezza, tornare a casa, nel qui e ora.

 

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